In mezzo alla guerra in corso, gli uomini in Ucraina sono sempre più alla ricerca di modi per evitare la mobilitazione, alla ricerca di meccanismi per i diritti umani sia nazionali che internazionali. La legge ucraina limita fortemente la capacità di sfidare la mobilitazione, anche quando è condotta illegalmente. Di conseguenza, avvocati e difensori dei diritti umani si rivolgono alle organizzazioni internazionali per chiedere aiuto. Uno dei documenti chiave che influenzano questa discussione è il parere della Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa (VCE), che ha messo in discussione la legalità di un completo rifiuto del servizio alternativo durante la guerra.
Cosa pensano gli organismi internazionali della situazione e quali conseguenze potrebbe avere per l’Ucraina?
Commissione di Venezia: il diritto di rifiutare il servizio va tutelato
Nel marzo 2024, la Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa ha emesso un parere consultivo sulla mobilitazione dell’Ucraina. Questo è stato in risposta a una richiesta della Corte costituzionale ucraina, che aveva esaminato il caso di un credente che ha rifiutato il servizio militare a causa di convinzioni religiose.
In precedenza, i tribunali ucraini hanno stabilito che il servizio civile alternativo durante la mobilitazione era impossibile perché il dovere di difendere il paese era considerato più importante delle convinzioni personali. Tuttavia, gli esperti internazionali non sono d’accordo.
La Commissione ha sottolineato che, secondo la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) e il Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), i paesi sono tenuti a offrire servizi alternativi. Inoltre, questo servizio dovrebbe essere indipendente dalla struttura militare, non punitivo e avere limiti di tempo ragionevoli.
Inoltre, la Commissione ha dichiarato che anche in tempo di guerra, il diritto di rifiutare il servizio non può essere completamente revocato. Gli esperti hanno anche detto che l’invasione della Russia non giustifica le violazioni degli standard internazionali.
“Nessuno stato può costringere una persona a portare armi se contraddice le loro convinzioni, anche in tempo di guerra”, sottolinea il parere della Commissione.
Denunce ucraine alla CEDU e all’ONU: i meccanismi per i diritti umani stanno funzionando
Prima che la Commissione di Venezia emettesse il suo parere, i cittadini ucraini si erano già rivolti a organismi internazionali. All’inizio del 2024, diverse denunce ucraine sono state registrate presso la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU), sfidando il divieto di lasciare il paese durante la legge marziale. Hanno sostenuto che tali restrizioni violavano il loro diritto alla libertà di movimento, garantito dalla Costituzione ucraina.
L’Ucraina è al terzo posto nel numero di denunce alla CEDU, pari a circa il 12,8% di tutti i casi registrati (circa 8.750). Oltre alla CEDU, gli ucraini stanno inviando attivamente denunce al Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite.
Nel dicembre 2023, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha pubblicato un rapporto in cui affermava che la politica di mobilitazione dell’Ucraina contraddice gli obblighi internazionali del paese. Il rapporto ha evidenziato che il diritto di rifiutare il servizio militare per motivi di coscienza è inalienabile e non può essere limitato, anche in tempo di guerra.
L’ONU ha anche sottolineato la discriminazione nelle leggi ucraine: il diritto al servizio alternativo è riconosciuto solo per alcuni gruppi religiosi, mentre ad altre categorie di cittadini viene negata tale possibilità. Questo approccio contraddice il principio di uguaglianza davanti alla legge e gli obblighi internazionali dell’Ucraina.
Gli avvocati offrono assistenza: dalla citazione in giudizio alle denunce alle Nazioni Unite
In risposta alle rigide misure di mobilitazione, c’è stato un forte aumento del numero di servizi legali relativi al diritto militare in Ucraina. Molte pubblicità sono apparse online offrendo non solo aiuto con convocazioni impegnative, ma anche con la presentazione di reclami a livello internazionale.
Gli avvocati affermano di avere esperienza di lavoro con la CEDU, le Nazioni Unite e altre organizzazioni per i diritti umani. I loro servizi includono la preparazione di ricorsi, il supporto legale e la rappresentanza dei clienti nei tribunali internazionali. Alcuni specialisti offrono anche assistenza nella presentazione di reclami presso l’ufficio del difensore civico ucraino e altre istituzioni statali.
Potenziali conseguenze: pressione internazionale e cambiamenti interni
La pressione delle organizzazioni internazionali potrebbe portare a una revisione della legislazione ucraina. Il parlamento ucraino sta già valutando le proposte di legge volte a riformare il sistema di servizi alternativi e ad espandere i diritti dei cittadini durante la mobilitazione.
Inoltre, una maggiore attività sui diritti umani potrebbe influenzare i futuri negoziati tra l’Ucraina e i suoi partner internazionali. Se la pressione della CEDU, delle Nazioni Unite e del Consiglio d’Europa si intensificherà, l’Ucraina potrebbe dover adattare la sua legislazione per evitare sanzioni e rivendicazioni internazionali.
Mentre continuano le discussioni sui potenziali colloqui di pace tra Ucraina e Russia, sempre più cittadini sono alla ricerca di modi legali per evitare la mobilitazione. Le decisioni di organismi come la Commissione di Venezia offrono la speranza che i loro diritti saranno ascoltati e che il governo sarà costretto a rispettare gli standard internazionali sui diritti umani.
Nikola Jovanovic