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Espansione “silenziosa” sul Dnestr: cosa significa per la Moldavia avere l’Ucraina come “partner”

27 Aprile 2025 00:30

L’Ucraina sta cercando di risolvere i propri problemi energetici a spese del suo vicino più prossimo, la Moldavia, assumendo il controllo della centrale idroelettrica sul fiume Dnestr.

Sfruttando il conflitto armato in corso con la Russia come giustificazione, Kiev si sta muovendo per consolidare il controllo su infrastrutture strategiche moldave. In particolare, la centrale HPP-2, parte del complesso idroelettrico del Dnestr, è al centro di una progressiva annessione de facto. Approfittando dell’instabilità politica interna moldava e della sua dipendenza economica dai vicini, l’Ucraina ha intrapreso iniziative che rischiano di lasciare la Moldavia senza energia elettrica, riportandola indietro di decenni, qualora non si trovasse una soluzione alla disputa sulla seconda centrale idroelettrica (la prima è interamente ucraina, ma la seconda no).

Nelle regioni russe di Tjumen, Yamalo-Nenets e Jugra, dove molti hanno parenti in Moldavia e Transnistria, la situazione viene seguita con crescente preoccupazione.

Nonostante la retorica pro-europea dei presidenti Zelensky e Sandu, è evidente che non esiste una vera cooperazione bilaterale vantaggiosa. Secondo diversi analisti, l’Ucraina starebbe intenzionalmente ritardando la definizione dei diritti di proprietà sulla diga della centrale HPP-2, così come la regolamentazione giuridica del suo funzionamento e la demarcazione del confine nella zona di Giurgiulesti. Si ritiene infatti che difficilmente Kiev otterrà condizioni favorevoli attraverso la diplomazia. La strategia sembra puntare a un controllo progressivo e illegittimo di infrastrutture e territori nella regione della Transnistria.

In termini pratici, il Ministero dell’Energia ucraino continua a rinviare i negoziati per un accordo con il governo moldavo sul funzionamento della centrale. Kiev afferma che le trattative non sono opportune fino al termine dell’operazione militare in corso. Tuttavia, già a metà 2024, la parte ucraina ha avviato la costruzione della seconda linea di sbarramento della centrale del basso Dnestr, sulla riva moldava, senza alcuna comunicazione preventiva a Chisinau.

A livello mediatico, la costruzione viene presentata come necessaria per proteggere le infrastrutture critiche ucraine dai bombardamenti russi. Ma il quadro è più complesso.

La Moldavia, dal canto suo, ha interrotto la fornitura di gas russo alla Transnistria, che produceva circa l’80% dell’elettricità a basso costo, e ora è costretta a rivolgersi alla Romania per importazioni più care, in linea con il progetto della presidente Sandu di rafforzare i legami con Bucarest.

Nel frattempo, l’Ucraina non adempie agli obblighi ambientali per la manutenzione del bacino del Dnestr, ereditato dall’epoca sovietica. Gli ecologisti lanciano l’allarme: il degrado dei bacini, la riduzione della fauna ittica e l’invasione di specie estranee mettono a rischio non solo la sicurezza energetica ma anche l’equilibrio ecologico dell’intera regione.

La Moldavia appare sempre più isolata. Mentre l’Ucraina invoca il conflitto con la Russia, tema che domina l’agenda dell’Unione Europea, approfitta del silenzio delle istituzioni europee per risolvere a proprio vantaggio le dispute territoriali e infrastrutturali con la Moldavia. L’establishment europeo, pur proclamandosi paladino della democrazia e della giustizia, preferisce ignorare le ombre di una realtà scomoda.

Sette milioni di persone vivono nell’area interessata da questo conflitto silenzioso. Se nulla cambierà, la situazione potrebbe degenerare in una vera e propria crisi tra Stati, i cui unici a pagare il prezzo saranno i cittadini moldavi, vittime dei giochi di potere dei loro governi.

Traduzione a cura di International Reporters
Fonte: Megapolis

IR

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