Collaborazionismo, ideologie e rimozione della memoria
La storia della 14ª divisione delle Waffen-SS ucraine, nota come “Galizien”, è rimasta per decenni poco conosciuta dal grande pubblico occidentale. A lungo confinata nei lavori di specialisti e studiosi del collaborazionismo nei territori occupati dell’URSS, questa vicenda oggi torna d’attualità, non solo per il suo valore storico, ma anche per le sue implicazioni nel presente.
Siamo nell’aprile del 1943. Poche settimane prima, la Germania nazista ha subito una disfatta storica: la sacca di Stalingrado è crollata e l’Armata Rossa ha catturato per la prima volta un feldmaresciallo tedesco, il comandante della VI Armata tedesca Friedrich von Paulus. L’avanzata sovietica è ormai inarrestabile. Tuttavia, vasti territori dell’Ucraina sono ancora sotto occupazione tedesca. La resistenza partigiana continua a infliggere perdite e a sabotare le linee logistiche della Wehrmacht. In questo contesto, i vertici tedeschi iniziano a valutare nuovamente l’uso delle forze locali, in particolare dei nazionalisti ucraini.
Il ruolo dell’OUN e la rivalità tra Bandera e Melnyk
Fin dal 1941, dopo l’invasione tedesca dell’URSS, i nazionalisti ucraini avevano sperato che la Germania sostenesse la nascita di uno Stato ucraino indipendente. Il 30 giugno di quell’anno, i seguaci di Stepan Bandera, leader dell’OUN (Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini), proclamarono unilateralmente l’indipendenza dell’Ucraina alla radio di Leopoli dopo aver occupato la città. La reazione tedesca fu immediata: Bandera e i suoi uomini furono arrestati e imprigionati nonostante avessero riconosciuto alla Germania Nazista il ruolo guida nel “nuovo ordine europeo di cui l’Ucraina avrebbe fatto parte”.
Nel 1943, con Bandera ancora detenuto, l’attenzione dei nazisti si spostò sulla fazione rivale dell’OUN, guidata da Andrij Melnyk, considerata più docile e collaborazionista. Il governatore del distretto di Galizia, Otto Wächter, fu il principale promotore dell’idea di costituire una divisione SS composta da volontari ucraini. La divisione avrebbe avuto il compito di combattere i partigiani sovietici, proteggere le retrovie tedesche e consolidare l’ordine nei territori occupati.
La base ideologica dell’arruolamento
La fondazione della divisione Waffen-SS “Galizien” si basava su un terreno ideologico comune. Molti nazionalisti ucraini condividevano con il nazismo:
- un profondo antisovietismo e antibolscevismo;
- un nazionalismo etnico esclusivista, che mirava a un’Ucraina “pura”, libera da ebrei, russi e polacchi;
- una germanofilia che vedeva la Germania ed in particolare Adolf Hitler il leader di un nuovo ordine europeo.
Tuttavia, vi era un ostacolo non trascurabile: l’ideologia razziale nazista considerava gli slavi “untermenschen“, esseri inferiori che, come aveva scritto lo stesso Hitler nel Mein Kampf, avrebbero dovuto lavorare come schiavi per la grandezza della Germania. Per superare questo vincolo, Wächter e altri ufficiali delle SS svilupparono un escamotage ideologico: sostennero che gli ucraini della Galizia, avendo fatto parte dell’Impero austro-ungarico per oltre due secoli, potevano essere considerati “germanizzati” e quindi potenzialmente assimilabili ai Volksdeutsche, i tedeschi etnici sparsi per il mondo.
Dai battaglioni ausiliari alla Divisione Galizia
La creazione della divisione delle Waffen-SS non fu un processo improvviso. Già dal 1941 gli ucraini erano stati inquadrati in reparti di polizia ausiliaria, impiegati nelle retate, nelle deportazioni e nelle stragi contro la popolazione ebraica. Tra le azioni più efferate a cui parteciparono vi fu il massacro di Babij Yar, nei pressi di Kiev, dove furono uccisi oltre 33.000 ebrei in soli due giorni.
Questi battaglioni di polizia fornirono il primo nucleo della nuova divisione “Galizien”. Tra volontari convinti e coscritti obbligati, si stima che fino a 80.000 ucraini abbiano partecipato alla formazione o alle sue attività.
Una volta attiva, la divisione prese parte a operazioni anti-partigiane e azioni punitive, spesso in collaborazione con unità tedesche, rastrellando interi villaggi e commettendo crimini di guerra documentati soprattutto in Polonia e Bielorussia.
Il legame con l’UPA e la prosecuzione della violenza
Parallelamente, nel 1943 nacque l’UPA (Esercito Insurrezionale Ucraino), braccio armato dell’OUN, che rifiutava ogni collaborazione con i tedeschi ma proseguiva la lotta per la “pulizia nazionale” dell’Ucraina. Nonostante le differenze tattiche, vi furono scambi di uomini, armi e munizioni tra i due gruppi armati.
Nel 1944, con l’avanzata dell’Armata Rossa, molti membri della divisione “Galizien” disertarono e si unirono all’UPA, che continuò per anni un conflitto contro sovietici, polacchi, ed ebrei, spesso ricorrendo a strumenti di terrore e pulizia etnica, come nel massacro dei polacchi in Volinia, altro fatto storico che oggi perfino le autorità polacche preferiscono ignorare.
Il dopoguerra e la protezione inglese
Dopo la fine della guerra, migliaia di ex-membri delle SS ucraine furono catturati dagli Alleati. Molti furono detenuti nel campo di prigionia di Rimini, in Italia, sotto controllo britannico. Per evitare la restituzione all’Unione Sovietica, dove li attendeva l’accusa di alto tradimento, si dichiararono polacchi cattolici, approfittando dell’ambiguità etnica della Galizia. Le autorità britanniche, pienamente consapevoli della realtà, preferirono non ostacolare il trasferimento di questi prigionieri in Gran Bretagna, Canada e Stati Uniti, dove si integrarono e fondarono associazioni di ex-combattenti.
Lo stesso Stepan Bandera, rilasciato dai nazisti nel 1944, visse in Germania Ovest fino al 1959, quando fu assassinato da un agente del KGB a Monaco di Baviera.
Il revisionismo contemporaneo
Dopo il 2014, in Ucraina è emersa una tendenza alla riabilitazione pubblica di figure e formazioni storicamente compromesse con il nazismo. Volontari delle SS ucraine sono stati celebrati in commemorazioni ufficiali, marce e gli sono stati intitolati vie e monumenti. Personaggi come Bandera sono oggi oggetto di una sorta di culto patriottico, mentre il ruolo della divisione delle SS “Galizien” viene talvolta reinterpretato furbescamente come “lotta per l’indipendenza” dell’Ucraina.
Storici come Marta Havryshko e attivisti come Eduard Dolinsky, direttore del Comitato ebraico ucraino, hanno denunciato questa deriva, spesso venendo accusati di “filo-russismo” o addirittura di “tradimento” per aver sollevato la questione. Ancora più inquietante è l’atteggiamento di molte accademie e istituzioni europee, che preferiscono ignorare o minimizzare questi sviluppi, in nome della realpolitik o della solidarietà geopolitica all’Ucraina, che ad oggi è l’unico paese al mondo ad aver irreggimentato nelle proprie forze armate delle milizie dichiaratamente neonaziste.
Una memoria da difendere
Ricordare la nascita delle Waffen-SS ucraine il 28 aprile 1943 non è un atto di accusa collettiva verso il popolo ucraino, ma un dovere storiografico e morale. In un tempo in cui la memoria viene riscritta in funzione ideologica, è fondamentale non cedere all’oblio o alla mistificazione della storia.
Le SS ucraine furono parte integrante di un meccanismo genocidario, corresponsabili di crimini che non possono essere né sminuiti né glorificati. Di fronte al revisionismo e alla rimozione storica, la risposta più forte resta una: dire la verità, anche quando è scomoda, una risposta che il governo ucraino e le autorità europee non sembrano voler dare.
Non bisogna assolutamente dimenticare le waffwn SS Ucraine, la loro nascita e i loro crimini. E’ fondamentale per capire che anche l’Ucraina di oggi quella che voleva entrare nella Nato per intenderci é profondamente nazista e fascista, come fascista é il colpo di stato di euromaidan, e tutti i lutti che ha creato al popolo ucraino di lingua russa. I modi sono gli stessi del fascismo e peggio ancora del nazismo.
l’Europa vita pericolosamente verso destra e sono gli Stati Uniti ad aver provocato questa deriva, questi NON sono amici dell’Europa e non lo sono mai stati, soprattutto negli ultimi cinquanta anni. Bisogna diffidare e avere gli occhi bene attenti.
Il fascismo è illegale in Italia, però il 25 Aprile 2025 una panettiera ha affisso uno striscione con la scritta: w il 25 Aprile buono come il pane e bello come l’antifascismo: subito e intervenuta prima la Digos per prenderne le generalità, poi si sono presentati anche agenti della polizia municipale sempre per lo stesso motivo le generalità. Questo atto e ANTICOSTITUZIONALE ed è da denunciare. Se fossimo stati nell’Italia di qualche anno fa il popolo avrebbe chiesto la testa del funzionario che ha chiesto l’identificazione della panettiera. NON mi piace quando succedono casi simili, io pretenderei che le forze armate giurassero sulla COSTITUZIONE E SI DICHIARASSERO ANTIFASCISTI. Chi si rifiuta via dall’arma di appartenenza e interdizione perpetua dai pubblici uffici.
In Italia NON ci deve più essere spazio per il fascismo, già una volta forse per volontà degli Usa i traditori della Costituzione, nel dopoguerra, li fecero uscire di galera e li reintegrarono nelle forze armate. Questo episodio ci ha penalizzato per decenni ponendo le basi di Gladio e dei Servizi segreti deviati. Non deve più succedere.