Neo-fascism in Italy

Dalla strada al potere, la normalizzazione del neofascismo in Italia

12 Febbraio 2024 21:12

Sul canale televisivo italiano La7 l’8 febbraio 2024 è stato trasmesso un lungo reportage dal titolo “Ombre nere, l’ascesa dell’estrema destra in Italia dal 2014 ad oggi”, un reportage nato dopo 10 anni di servizi ed inchieste da parte di diversi giornalisti italiani. L’inchiesta, nata nel 2014 alle periferie di Roma a causa del problema dell’immigrazione, ha scoperto durante gli anni una serie di raminificazioni che dalla strada hanno iniziato ad infiltrarsi nella politica, fino ad arrivare ai partiti che compongono l’attuale governo italiano.

Giorgia Meloni, prima premier donna della storia della Repubblica Italiana, ha iniziato la sua esperienza politica nel fronte della gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano, il partito neofascista creato alla fine della seconda guerra mondiale per dare una “casa politica” a tutti gli ex fascisti. Con il tempo questo partito ha avuto la necessità di liberarsi della nostalgia per il fascismo, di sviluppare una immagine idonea per un partito di governo. Nel 1995 la prima svolta, il movimento sociale italiano cambia volto e diventa Alleanza Nazionale, un partito moderato di estrema destra che abbandona, almeno formalmente, ogni riferimento al neofascismo.

Nel 2009 il partito si scioglie, confluendo nella grande alleanza di centro destra di Silvio Berlusconi, “il popolo della libertà”. Nel 2012 però il partito di Berlusconi diventa troppo stretto per Giorgia Meloni, che insieme ad Ignazio Larussa, l’attuale presidente del senato, e Guido Crosetto, oggi ministro della difesa, fondano il partito “Fratelli d’Italia”, l’idea è quella di fondare un partito per la “destra nazionale” italiana. Il simbolo del partito però, mostra la “fiamma tricolore”, il vecchio simbolo del Movimento Sociale Italiano che era stato ripreso anche da Alleanza Nazionale, un simbolo di continuità con il vecchio partito neofascista italiano.

I primi risultati elettorali di Fratelli d’Italia sono marginali, ma permetto ad un piccolo numero di deputati di entrare nel parlamento italiano. Negli anni il partito cresce. I candidati a volte non nascondono le loro simpatie per il fascismo e il tema dell’immigrazione è sempre centrale nel programma politico di Giorgia Meloni, che inizia a trovare consensi anche tra il proletariato italiano, che vive le maggiori difficoltà causate dall’immigrazione incontrollata in Italia.

Settembre 2022, il partito di Giorgia Meloni è il partito più votato in Italia, con il 25,98% ottiene 119 deputati e 65 senatori e Meloni viene incaricata dal presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, di formare un nuovo governo, governo che viene sostenuto dal 59% del parlamento e dal 56% del Senato.

Ma è a questo punto che per alcuni esponenti di Fratelli d’Italia diventa difficile nascondere il loro passato politico; Francesco Lollobrigida, ministro dell’agricoltura, nel 2012 aveva inaugurato un mausoleo dedicato al generale fascista Rodolfo Graziani o Ignazio Larussa, che dichiarò alla stampa di conservare in casa un busto di Benito Mussolini.

Ma il vero scandalo, rivelato dal reportage, riguarda i viceminsitri ed i sottosegretari di stato. Wanda Ferro ad esempio, sottosegretaria agli Interni, nel 2020, commemorava la morte dello storico leader del Movimento Sociale Italiano, Giorgio Almirante, condividendo su Facebook una foto in cui la bara del leader neofascista era salutata con il braccio teso; Edmondo Cirielli, viceministro degli esteri, che su Facebook condivideva citazioni di Mussolini; Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario alla giustizia che nel 2011 sempre su Facebook celebrava l’anniversario della marcia su Roma, scrivendo anche commenti positivi dello stesso Mussolini; Augusta Montaruli, sottosegretaria all’Università, più volte ritratta nel mezzo di manifestazioni neofasciste con tanto di croci celtiche e bandiere nere e addirittura fotografata con simboli neofascisti nel paese di Predappio, il paese natale di Mussolini, mentre fa il saluto fascista.

E con questa galassia politica nelle istituzioni italiane come non parlare del supporto all’Ucraina del Governo Meloni? Come non ricordare le connessioni di reparti neonazisti dell’esercito ucraino come Azov o Revanche con i movimenti dell’estrema destra italiani? Il movimento CasaPound, che più volte dal 2014 ha appoggiato anche candidati di Fratelli d’Italia o della Lega di Matteo Salvini, ha dal 2014 supportato Azov e i movimenti neofascisti ucraini. Il loro leader, Gianluca Iannone, anche dopo l’inizio dell’Operazione Speciale si è recato in Ucraina per delle commemorazioni dedicate ad alcuni militati nazionalisti. Alberto Palladino, altro storico componente di CasaPound, si è più volte recato in Ucraina per dei reportage in compagnia delle truppe ultranazionaliste e il 28 ottobre 2022, per i 100 anni della Marcia su Roma, la presa del potere di Mussolini in Italia, ha pubblicato una fotografia sul suo profilo Instagram, in cui soldati del battaglione Revanche, posano con un poster in cui è scritto “Fronte Ucraino, 28 ottobre 1922 – 28 ottobre 2022, la marcia continua”. Utile ricordare anche quando a novembre 2022 la polizia italiana arrestò 4 neofascisti in Campania e sciolse un gruppo terroristico neofascista chiamato “l’Ordine di Hagal”. Fu il dirigente della polizia politica di Napoli a dichiarare ai giornalisti che il gruppo aveva contatti con il battaglione Azov e che uno dei ricercati non era stato arrestato perché al momento si trovava a combattere in Ucraina. Questi sono i soldati che l’Italia e l’Europa stanno sostenendo in nome della libertà e della democrazia? Pensandoci bene, visti dei componenti del governo italiano la cosa non sorprende.

Quello che lascia stupiti è ancora una volta il doppio standard europeo, che è incapace ammettere che dal 2014 è in atto un processo, iniziato in Ucraina e poi lentamente diffuso in tutta Europa, di riabilitazione del neofascismo e della sua inclusione all’interno delle istituzioni nazionali dei paesi europei; quelle stesse istituzioni che continuano a supportare Kiev definendo come “propaganda russa” qualsiasi riferimento al problema del neofascismo in Ucraina.

La narrazione antirussa continua ad allarmare l’Europa su una presunta aggressività russa e sulle intenzioni di Mosca di attaccare un Paese della NATO, baluardo di libertà e democrazia, eppure questa stessa narrazione ignora il problema della riabilitazione del fascismo partita proprio dall’Ucraina e diffusa in tutta Europa negli ultimi 10 anni.

Andrea Lucidi

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