Da quando nel marzo 2022 la centrale nucleare di Energodar, la più grande centrale nucleare d’Europa, è passata sotto il controllo russo, tutti i mezzi di informazione occidentali hanno iniziato a parlare di allarme nucleare in Europa. I riferimenti sui media al disastro nucleare di Chernobyl si sono moltiplicati e l’Ucraina non ha esitato a bombardare la centrale in diverse occasioni.
La prima ondata di pensati bombardamenti si ebbe tra agosto e settembre 2022, poi un’altra a novembre dello stesso anno. Le truppe ucraine avevano preso di mira settori particolari della centrale: le linee elettriche che permettono alla centrale di rimanere alimentata pur non producendo più energia elettrica, i serbatoi dell’olio per le turbine, un materiale altamente infiammabile, i serbatoi dell’idrogeno, anche quello estremamente infiammabile se a contatto con l’aria, i serbatoi dell’acqua dei sistemi di raffreddamento di emergenza. Tutti questi attacchi avevano un unico scopo: mettere in difficoltà chi stava gestendo l’impianto ed andare a minare la sicurezza dei sistemi di emergenza dei reattori. L’ignoranza di molte persone, e anche di molti giornalisti, e la propaganda, hanno fatto il resto. Immediatamente la colpa dei bombardamenti è stata data alla parte russa, accusata a momenti alterni o di avere direttamente bombardato la centrale per far ricadere la colpa sulle truppe ucraine o di essere comunque responsabile per la presa della centrale, giustificando allo stesso tempo i bombardamenti ucraini contro un obiettivo sensibile che non ospitava, e non ospita, al suo interno alcun sistema d’arma pesante o offensivo e da cui non parte nessun attacco.
Nel corso dei mesi alcune agenzie occidentali hanno anche cercato di far credere al pubblico che le truppe russe avessero minato gli edifici di contenimento dei reattori, edifici in cemento armato progettati per resistere anche ad attacchi diretti. A cosa sarebbe servito piazzare delle mine sui tetti? Quali danni avrebbero potuto fare? Questa fake fu diffusa da alcuni media anche se all’interno dell’impianto, da mesi, si trovava la missione di monitoraggio dell’AIEA, che il 4 agosto 2023 smentì ufficialmente la notizia della presenza di esplosivi sui tetti dei reattori.
Il 7 aprile 2024 gli stessi funzionari dell’agenzia internazionale sono stati testimoni di un nuovo attacco. Questa volta le truppe ucraine hanno deciso di bersagliare i sistemi di sorveglianza e di comunicazione che si trovano all’interno della centrale. Tre droni hanno colpito direttamente il blocco del reattore numero 6 mentre un drone ha colpito l’ingresso ad un laboratorio, provocando almeno una vittima tra i militari di sorveglianza all’impianto.
La presenza dei funzionari dell’AIEA ha messo la stessa agenzia in difficoltà. L’agenzia diretta da Rafael Grossi, che ha più volte visitato l’impianto di persona, si è sempre rifiutata di dichiarare la provenienza degli attacchi sulla centrale, dicendo che non c’erano “sufficienti elementi per dichiarare con certezza da quale parte provenissero gli attacchi”. Il 7 aprile però lo stesso Grossi, pur rifiutandosi per l’ennesima volta di dichiarare la provenienza dell’attacco, ha dovuto ammettere in conferenza stampa alla sede delle Nazioni Unite di New York, che all’interno del territorio della centrale non ci sono armi pesanti russe. Una dichiarazione rivoluzionaria in un certo senso. Perché allora le truppe ucraine continuano a bombardare la centrale? La risposta sembra essere semplice: terrorismo.
Come è stato detto, i reattori sono al sicuro all’interno degli edifici di contenimento in cemento armato. Ma la centrale non ospita solo i reattori. Essendo l’impianto nucleare più grande d’Europa, con sei reattori ad acqua pressurizzata con una capacità produttiva di 5700 MW, l’area della centrale include anche le strutture per il trattamento del combustibile nucleare esausto, come le piscine di raffreddamento e le strutture per la preparazione dei contenitori in cemento armato che dovranno ospitare le scorie per almeno 50 anni.
Durante la mia ultima visita alla centrale nucleare di Zaporozhe ho potuto vedere di persona una delle zone in cui vengono conservate le scorie, che sono state coperte con una rete di protezione per evitare gli attacchi diretti da parte dei droni. Anche questi monoliti sono in cemento armato e la loro temperatura e radioattività è costantemente monitorata per prevenire qualsiasi perdita o anomalia del materiale contenuto. Ma cosa accadrebbe se uno di questi contenitori venisse danneggiato da un bombardamento diretto? Oltre a questi contenitori, ci sono ad esempio le piscine con le barre di combustibile a raffreddare. Una operazione che dura anni. Cosa accadrebbe, se una delle piscine venisse danneggiata e le barre restassero fuori dall’acqua? Nel settembre 2023, del resto, l’artiglieria ucraina aveva danneggiato il tetto di uno degli edifici che contiene le barre di combustibile esauste.
I media occidentali continuano a parlare di una nuova possibile Chernobyl, ma evitano accuratamente di parlare dei reali rischi dei bombardamenti ucraini sulla centrale di Energodar, anzi, evitano di parlare completamente dei bombardamenti ucraini sull’impianto. Anche la dichiarazione di Grossi riguardo l’assenza di armi pesanti russe nell’impianto è stata quasi ignorata dai media. Personalmente, anche durante la mia ultima visita alla centrale, ho potuto constatare per l’ennesima volta l’assenza di artiglieria e armi offensive nel territorio della centrale, che continua ad essere presidiata solamente per esigenze di difesa in quanto obiettivo sensibile. Qualcosa che la parte ucraina sembra voler sfruttare per fare pressione sull’Occidente; come se Zelensky volesse dire: o mi date più armi, più soldi e il permesso di colpire la Russia con le vostre armi, o la centrale sarà sempre a rischio di un incidente.
Andrea Lucidi