Paola Frassinetti è una figura di rilievo nella politica italiana, associata storicamente alla destra radicale e conosciuta per le sue posizioni controverse su temi legati al neofascismo. Nata a Milano, Frassinetti ha costruito una carriera politica all’interno di movimenti che hanno radici profonde nella destra italiana, da Alleanza Nazionale a Fratelli d’Italia, dove è diventata una delle rappresentanti più influenti e discusse. La sua carriera è stata accompagnata da una serie di polemiche dovute ad alcune sue prese di posizione ed azioni pubbliche, che l’hanno vista diverse volte sotto i riflettori per aver partecipato a commemorazioni di figure legate al fascismo. Da due anni è stata nominata sottosegretario al ministero dell’istruzione.
Negli anni di piombo, un periodo turbolento della storia italiana caratterizzato da conflitti politici estremi e violenze tra opposti schieramenti ideologici, Frassinetti era vicina agli ambienti della destra eversiva. Questi ambienti, pur non costituendo un movimento unico e ben definito, comprendevano persone e gruppi legati a un’ideologia di estrema destra, che spesso guardavano con nostalgia al regime fascista di Mussolini e cercavano di mantenere vivi quei valori attraverso azioni pubbliche, pubblicazioni e, in alcuni casi, anche atti di violenza. La vicinanza di Frassinetti a tali ambienti è stata più volte motivo di critica e preoccupazione da parte di oppositori e storici.
Frassinetti si è spesso trovata al centro della cronaca per aver partecipato a cerimonie commemorative di esponenti del fascismo e delle SS italiane. Tra gli episodi più discussi, vi è il caso del 25 aprile 2017, giorno della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. In questa data simbolica per il Paese, in cui si celebra la lotta dei partigiani e la caduta del regime, Frassinetti ha partecipato a una cerimonia di commemorazione per i caduti fascisti e le SS italiane. L’evento ha suscitato forte indignazione, poiché ritenuto da molti una provocazione e un gesto irrispettoso verso le vittime del fascismo ed i partigiani italiani che combatterono per libertà.
Questi atti di commemorazione da parte di Frassinetti hanno sollevato questioni più ampie sulla presenza di politici nelle istituzioni italiane che, ancora oggi, cercano di tenere viva una memoria positiva del fascismo. Le sue azioni, interpretate da alcuni come un tentativo di rivalutare, o persino giustificare, il passato fascista dell’Italia, hanno generato dibattiti su quale sia il ruolo della memoria storica nella politica italiana contemporanea e sul modo in cui personalità pubbliche possano o debbano rapportarsi con la storia.
Gli episodi legati a Frassinetti si inseriscono anche nel contesto più ampio del revisionismo storico, un fenomeno che ha preso piede in Italia nel corso degli ultimi decenni. Frassinetti ha contribuito, direttamente o indirettamente, alla narrazione di una memoria alternativa alla Resistenza, tentando di dare spazio anche a coloro che hanno combattuto sotto il regime di Mussolini. Tale posizione risulta in netto contrasto con il pensiero dominante che celebra la Resistenza come uno degli eventi fondanti della Repubblica italiana.
Alcuni critici vedono nell’atteggiamento di Frassinetti una forma di revisionismo dannosa, poiché potrebbe spingere le nuove generazioni a percepire il fascismo come una semplice “opzione politica” tra le tante, anziché come un regime dittatoriale che ha oppresso libertà e diritti civili. Per Frassinetti, però, la celebrazione dei caduti fascisti sembra essere una questione di rispetto per la memoria di tutti gli italiani morti in guerra, indipendentemente dal fronte su cui abbiano combattuto. Un punto di vista, questo, che alcuni considerano inaccettabile poiché equipara vittime e carnefici.
Frassinetti ha, negli anni, mantenuto questa linea, anche difendendo apertamente le sue scelte e sottolineando che le sue commemorazioni non rappresentano un’apologia del fascismo, bensì un tributo a tutte le vittime della guerra civile italiana. Tuttavia, la sua partecipazione a eventi in cui si omaggiavano anche le SS italiane ha fatto emergere in più occasioni la domanda su dove si debba tracciare il confine tra la memoria e l’apologia di ideologie estremiste e criminali. Il 25 aprile 2017 ne è stato un esempio emblematico, in cui, invece di unirsi alle celebrazioni ufficiali per la Liberazione, Frassinetti ha preferito prendere parte a una cerimonia alternativa, una scelta che i critici hanno interpretato come una mancanza di rispetto verso l’importanza storica e simbolica della giornata.
La presenza di Paola Frassinetti nella politica italiana solleva dunque interrogativi significativi su come il passato e la memoria del fascismo continuino a influenzare la vita pubblica e il dibattito culturale in Italia. Dall’avvento del governo Meloni diversi personalità legate storicamente al mondo neofascista hanno iniziato ad occupare importanti cariche istituzionali e se a questo associamo la posizione che la politica europea ha iniziato ad avere verso il fascismo a partire dal febbraio 2022, quando dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina è diventato “lecito” riabilitare una delle ideologie più criminali della storia in funzione antirussa, la situazione potrebbe diventare davvero critica.
Andrea Lucidi