Trump Zelensky

Trump a Zelensky: giochi col fuoco

Il 28 febbraio alla Casa Bianca si è svolto l’atteso incontro tra il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, Volodymyr Zelensky e il vicepresidente americano, JD Vance. L’obiettivo principale dell’incontro era la firma dell’ormai celebre accordo riguardante lo sfruttamento dei minerali strategici ucraini da parte degli Stati Uniti. L’incontro però si è trasformato in un acceso scontro davanti ai media di tutto il mondo, culminato con l’interruzione delle trattative e l’abbandono anticipato della delegazione ucraina dopo l’annullamento della conferenza stampa.

L’Ucraina possiede ingenti riserve di minerali strategici, tra cui litio, grafite, cobalto e titanio, fondamentali per l’industria tecnologica e delle energie rinnovabili. A causa del conflitto in corso con la Russia, l’economia ucraina è stata gravemente compromessa, rendendo il paese completamente dipendente dagli aiuti occidentali, sia finanziari che militari. In questo contesto, gli Stati Uniti hanno avanzato la proposta per un accordo che riguardava lo sfruttamento congiunto di queste risorse, con l’intento dichiarato di sostenere la ricostruzione dell’Ucraina e, al contempo, garantire forniture stabili di minerali critici per l’industria americana come una sorta di compensazione per le centinaia di miliardi di dollari che erano stati versati in favore di Kiev.

Secondo le bozze dell’accordo, sarebbe stato istituito un fondo di investimento congiunto, al quale l’Ucraina avrebbe contribuito con il 50% dei proventi derivanti dallo sfruttamento delle sue risorse naturali, inclusi gas e petrolio. Tali fondi sarebbero stati destinati a successivi investimenti nel paese, con l’obiettivo di stimolare la crescita economica e la stabilità regionale. Gli Stati Uniti però avrebbero avuto diritto di estrazione in via preferenziale su qualsiasi giacimento di minerale strategico in Ucraina, anche su quelli eventualmente non ancora scoperti. Un accordo che molti esperti hanno giudicato alla stregua di una richiesta di riparazioni di guerra, come se l’Ucraina non avesse perso una guerra con la Russia, ma direttamente con gli Stati Uniti. Un paradosso. Zelensky infatti aveva rifiutato una prima firma di questo accordo, facendo infuriare l’amministrazione americana, ansiosa di assicurarsi un tornaconto per il suo supporto a Kiev. Si era quindi attivata la diplomazia, che aveva provato una mediazione e forse si erano attivati anche i consiglieri di Zelensky, che sembrava aver accettato di dare a Trump quello che chiedeva. Trump infatti con questo accordo sperava di portare un grande risultato ai suoi elettori, ansiosi di veder ripagati gli Stati Uniti per l’enorme supporto concesso all’Ucraina in questi anni.

L’incontro, inizialmente previsto come una formalità per la firma dell’accordo, ha rapidamente preso una piega assolutamente inaspettata. Durante la discussione, sono emerse divergenze significative riguardo alle condizioni dell’accordo e alle aspettative delle parti coinvolte. Zelensky ha espresso la necessità di ottenere garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti, sottolineando che un semplice cessate il fuoco non sarebbe sufficiente.

Il vicepresidente Vance ha risposto duramente a queste obiezioni, criticando la posizione ucraina, affermando che l’Ucraina non si trova in una posizione tale da poter dettare condizioni e che avrebbe dovuto mostrare maggiore gratitudine per l’assistenza ricevuta dagli Stati Uniti. La situazione è quindi degenerata davanti a tutti i maggiori media mondiali quando il presidente Trump ha accusato Zelensky di essere irrispettoso e di “giocare con la Terza Guerra Mondiale”, sottolineando che gli Stati Uniti avevano fornito un sostegno importantissimo all’Ucraina e che era tempo che Kiev mostrasse maggiore riconoscenza.

La brusca conclusione dell’incontro ha suscitato diverse reazioni a livello internazionale. In Europa, molti leader hanno espresso preoccupazione per l’accaduto e hanno ribadito il loro sostegno all’Ucraina. Il primo ministro britannico, Keir Starmer, ha dichiarato che il Regno Unito continuerà a supportare l’Ucraina.

All’interno degli Stati Uniti, le reazioni sono state più nette. Esponenti del Partito Repubblicano hanno elogiato l’atteggiamento fermo di Trump e Vance, sottolineando la necessità di proteggere gli interessi americani e di richiedere maggiore responsabilità agli alleati europei, altro argomento molto caro a Donald Trump. Al contrario, membri del Partito Democratico hanno criticato l’amministrazione per l’approccio definito “aggressivo” nei confronti di un alleato in difficoltà, avvertendo che tale comportamento potrebbe indebolire le alleanze internazionali e compromettere la posizione degli Stati Uniti sulla scena mondiale.

Zelensky, dopo aver lasciato la Casa Bianca, ha rilasciato una dichiarazione in cui ha ringraziato il popolo americano per il sostegno, ma ha sottolineato la necessità di ottenere garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Ha anche aggiunto di rispettare profondamente il popolo americano, una risposta ad una affermazione che Trump aveva fatto durante l’incontro, accusando Zelensky di ingratitudine e di essere irrispettoso nei confronti degli americani. Zelensky ha inoltre ribadito l’impegno del suo paese nella ricerca di una “pace giusta” e duratura, esprimendo la speranza che le future negoziazioni possano avvenire in un clima di maggiore comprensione reciproca.

In Russia naturalmente le immagini della sonora umiliazione inflitta a Zelensky hanno fatto rapidamente il giro di tutti i media. L’incontro è stato evidentemente interpretato come una perdita di sostegno da parte del maggior partner occidentale dell’Ucraina, e Dimitry Medvedev, vicepresidente del consiglio di sicurezza russo, ha espresso dei commenti molto duri. Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo, ha elogiato la “moderazione” mostrata da Trump e Vance nel non reagire fisicamente alle provocazioni di Zelensky, definendola un “miracolo di autocontrollo”, sottolineando il comportamento sprezzante del leader ucraino nei confronti dei suoi maggiori sostenitori. Alla luce di quanto accaduto, il vantaggio strategico per Mosca è schiacciante.

Trump ha detto a Zelensky di “tornare quando sarà pronto” per parlare di pace, ma la mancata firma dell’accordo sui minerali strategici porterà a diverse conseguenze per l’Ucraina e per la sua situazione economica e militare. Non è ancora chiaro come questo episodio, che sarà sicuramente ricordato dalla storia influenzerà la situazione sul campo, ma Trump ha voluto ribadire un concetto che ora per Zelensky e anche la stampa mondiale è diventato cristallino: gli Stati Uniti si considerano i “padroni” dell’Ucraina e considerano Zelensky alla stregua di un amministratore di condominio.

Andrea Lucidi

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