La morte di Papa Francesco

22 Aprile 2025 12:32

Ieri è stata annunciata dal Vaticano la morte di Jorge Maria Bergoglio, Papa Francesco, avvenuta attorno alle 7.30 a seguito di un ictus cerebrale e di un collasso cardiocircolatorio irreversibile.

Salito al soglio pontificio il 13 marzo 2013, Francesco ha guidato la Chiesa cattolica in un momento particolarmente complesso della sua storia bimillenaria, in cui le opposte reazioni al processo di trasformazione innescato nel secolo scorso dal Concilio Vaticano II si sono intrecciate con i grandi cambiamenti in atto nel contesto internazionale. Francesco ha promosso durante il suo pontificato una linea “progressista”, vedendo in essa la possibilità per la Chiesa di rigenerarsi e di rimanere maggiormente in contatto col mondo. Spesso ciò viene ridotto alle aperture nei confronti dei coniugi divorziati o delle persone omosessuali, ma in realtà questi non sono che gli elementi maggiormente evidenziati dai media con intenti polarizzanti. Meno pubblicizzato è stato il lato realmente progressista di Francesco, ciò che ha permesso alla Chiesa cattolica di prendere posizione a sostegno di una soluzione pacifica tanto della guerra in Donbass e Ucraina quanto dell’aggressione sionista contro Gaza, riconoscendo le provocazioni della NATO contro la Russia e le ragioni che spingono a parlare di “genocidio” in relazione a quanto sta accadendo in Palestina. Queste esternazioni costarono a Bergoglio terribili attacchi, tra cui l’accusa di essere stato manipolato dalla “propaganda russa”, come sostenuto da Il Foglio.

Come giustamente ricordato dal presidente Putin, Francesco è stato anche un promotore del dialogo tra le chiese cristiane, valorizzando i rapporti con la Chiesa ortodossa. Ma non solo: il confronto con autorità religiose islamiche come l’Ayatollah Ali Sistani e l’Ayatollah Khamenei e l’attenzione dimostrata verso Africa, Cina e America Latina, suo continente d’origine, mostrano un Papa se non aperto sostenitore, sicuramente consapevole e non ostativo nei confronti dello sviluppo in senso multipolare del mondo.

La scomparsa di Francesco impone alla Chiesa cattolica la scelta fra la prosecuzione della sua linea di apertura culturale o il ritorno a un volto più conservatore e tradizionalista. Ciò che è certo è che ben difficilmente ci potrà essere un ripiegamento della Chiesa in senso puramente “occidentale”: ormai il baricentro demografico della Chiesa è stabilmente extra-europeo, così come provengono da continenti diversi dall’Europa molti dei cardinali ritenuti tra i più probabili successori alla Cattedra di San Pietro. Tra di loro si possono ricordare Antonio Tagle, Arcivescovo di Manila, l’Arcivescovo guineano Robert Sarah e Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don, Arcivescovo di Colombo.

IR

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