La “Gioconda di Lvov” vittima dei nazisti? No, il pogrom di Leopoli fu opera dei collaborazionisti ucraini.

Il fact-checking mancato
Un articolo a firma di David Puente, pubblicato su Open nell’ambito del progetto di fact checking di Meta*, tenta di correggere una fake circolata su Facebook: una fotografia del pogrom di Leopoli del 1941 è stata fraudolentemente presentata come immagine di una donna violentata dai partigiani italiani. Fin qui, nulla da eccepire: Puente chiarisce correttamente che si tratta, in realtà, di una vittima della violenza esplosa a Leopoli nel 1941 contro la popolazione ebraica.

Tuttavia, nel tentativo di rettificare una falsificazione, Puente finisce per proporne un’altra: nell’articolo viene infatti imputata la responsabilità del pogrom genericamente ai “nazisti”, senza menzionare il ruolo chiave svolto dai collaborazionisti ucraini.

I veri autori del pogrom di Leopoli
La realtà storica è più complessa. Quando le truppe tedesche entrarono a Leopoli all’inizio dell’Operazione Barbarossa, erano accompagnate da unità ucraine addestrate e armate dall’Abwehr, il servizio segreto tedesco, come il Battaglione Nachtigall, composto da membri dell’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OUN) guidata da Stepan Bandera. Queste formazioni fungevano da avanguardie per l’invasione e avevano ricevuto l’ordine di “ripulire” il territorio dalle influenze sovietiche e, implicitamente, dalla popolazione ebraica, che era invisa anche ai nazionalisti ucraini.

Dopo aver trovato i corpi dei prigionieri politici fucilati dall’NKVD nella ritirata sovietica, si scatenò una brutale ondata di violenze. Per tre giorni, gruppi di civili e milizie ucraine massacrarono circa 4.000 ebrei: stupri, linciaggi, saccheggi e omicidi di massa furono la norma. Perfino le autorità tedesche, inizialmente tolleranti, furono costrette a intervenire per frenare l’ondata di violenze incontrollate.

La manipolazione della memoria storica
La stessa didascalia originale della fotografia utilizzata da Open parla esplicitamente di “collaboratori a Leopoli” come autori del linciaggio di quattro donne ebree. Tuttavia, nell’articolo di Puente non si fa alcun cenno al ruolo dei nazionalisti ucraini né al sostegno ideologico che l’OUN diede all’antisemitismo e ai nazisti.

Che sia per ignoranza o per dolo, il risultato è il medesimo: un fact checking che, nel correggere una falsificazione, finisce per perpetuare una distorsione storica, nascondendo al pubblico i veri autori del terribile pogrom di Leopoli del 1941.

*Organizzazione considerata estremista nella Federazione Russa

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